I tumori del distretto testa-collo colpiscono la cavità orale (lingua, labbra, gengive, palato), le cavità e i seni paranasali, la faringe e la laringe.
Su scala mondiale, rappresentano circa il 10% di tutte le neoplasie maligne negli uomini e il 4% nelle donne. In Italia si ammalano circa settemila persone ogni anno, delle quali la maggior parte sono di sesso maschile, sia perché sono più spesso accaniti fumatori sia perché maggiormente esposti, per ragioni lavorative, agli irritanti contenuti nell'aria.
I principali fattori di rischio sono attribuibili al consumo di alcool e tabacco.
Nelle forme più avanzate, quando operabili, la chirurgia si ottiene inevitabilmente a prezzo di resezioni demolitive che comportano menomazioni gravi, accompagnate da alterazioni funzionali e/o cosmetiche, con conseguente impatto sulla vita relazionale del paziente.
Tra gli interventi a più alto impatto sulla qualità di vita vi è la laringectomia radicale. Numerosi altri interventi chirurgici inducono danni funzionali o estetici: la demolizione dei seni mascellari, la resezione linguale o le demolizioni mandibolari.
Gli interventi di laringectomia totale, grosse demolizioni del cavo orale e dell’oro-ipofaringe determinano una grave menomazione poiché viene a mancare il collegamento tra la bocca e i polmoni. E’ necessario il confezionamento di un tracheostoma, che consiste nell‘incisione chirurgica della trachea per aprire una via respiratoria permanente alternativa a quella naturale; viene creata una comunicazione tra trachea ed esterno attraverso la cute.
Questi interventi comportano la necessità di richiudere su stessa la faringe per impedire un inappropriato passaggio di cibi o liquidi nelle vie respiratorie.
Il recupero della funzionalità respiratoria è possibile, come detto, attraverso il tracheostoma.
Il paziente disporrà, quindi, di due vie separate: una con una funzione alimentare e l’altra respiratoria.
Le neoplasie della testa e del collo hanno un notevole impatto psicologico perché colpiscono una parte del corpo che, più di altre, è immediatamente visibile all’esterno ed è carica di significato simbolico e comunicativo.
Il viso rappresenta, infatti, un segno che, sia per il soggetto sia per gli altri, è strettamente legato all’identità della persona ed interviene in modo decisivo ed unico nel connotarla.
Inoltre, questa regione del corpo, tramite organi specifici, consente funzioni fondamentali come il linguaggio, la respirazione e la nutrizione.
L’angoscia post-chirurgica è particolarmente traumatica perché il tracheostoma, come un marchio, segnerà per tutta la vita l’individuo. Il “buco” in alcuni casi diviene un emblema nel quale si riconosceranno tutti gli appartenenti a quella esperienza.
Il paziente realizza, inconsciamente, una interruzione, non solo della pelle, ma anche del suo Io profondo. Egli vive la pelle non tanto come un rivestimento quanto piuttosto come un contenitore e attraverso quel buco egli teme possa sfuggire il suo Io profondo.
E’ la consapevolezza della sua fragilità. Non è più possibile chiudere il buco perché da lì entra l’aria per continuare a vivere e quindi la persona sperimenta la propria impotenza nei confronti di una apertura attraverso la quale fuoriescono cose preziose e cose cattive come sangue e muco e nella quale può entrare qualunque cosa per l’assenza di una valida barriera.
Cose elementari come nuotare o fare la doccia sono compromesse.
E’ conseguente al tracheostoma, a deformazioni, lesioni e cicatrici. Colpisce lo schema corporeo e richiede alla persona di abbandonare l’immagine esteriore di sé in cui si è da sempre identificata e con cui si è presentata agli altri
La visibilità della ferita viene ricordata ogni volta che il paziente si guarda allo specchio, diventa un ostacolo nel poter elaborare il trauma subito. Inoltre, fa sì che nell’incontro con persone nuove, il paziente, anche dopo anni dal termine dei trattamenti, non possa scegliere di scoprire gradualmente le proprie vulnerabilità.
In seguito a laringectomia radicale o ad altri trattamenti chirurgici o radioterapeutici, risulta l’aspetto maggiormente invalidante.
Laddove il paziente non riesce a recuperare, attraverso la riabilitazione, perlomeno la voce esofagea, si trova a dover adottare modalità sconosciute ed insolite per farsi capire, modalità faticose sia lui, sia per l’interlocutore. Queste modalità (gesti o segni), riducono notevolmente la possibilità di esprimere i propri bisogni, le proprie emozioni e i propri pensieri, rendendo la persona sola ed isolata nel suo dolore, difficilmente condivisibile.
Il paziente è colpito alla base della sua vita relazionale, che è una parte strutturante dell’esistenza e dell’identità, che si costruisce attraverso le possibilità di scambio e confronto con i propri simili, in famiglia e nel proprio contesto sociale.
Le alterazioni del gusto e dell’olfatto creano difficoltà nell’alimentazione, che si complica se manca la mediazione del sapore e dell’odore degli alimenti.
L’alimentazione non rappresenta soltanto un mezzo per saziare la fame, ma è carica di significati di piacere e convivialità. Le difficoltà alimentari diventano così un’altra fonte di esclusione, o comunque di impedimento, nel prendere parte alle occasioni sociali in cui il pasto rappresenta un momento di incontro, di festa, di scambio.
L’incidenza di distress psicologico con alterazioni del tono dell’umore, della vita relazionale, sociale e professionale, è decisamente superiore rispetto alla media dei pazienti oncologici.
Elevato numero di pazienti con deflessione del tono dell’umore, lunghi periodi di depressione e alto numero di suicidi.
I sintomi depressivi sono anche legati al fatto che queste neoplasie si sviluppano soprattutto in soggetti con dipendenza da alcool e/o tabacco, che spesso sono utilizzati proprio come compensazione in persone con pregressa tendenza alla depressione.
Il paziente deve confrontarsi con un processo riabilitativo (linguaggio, alimentazione) spesso lungo e faticoso.
Per affrontare tale sfida è necessaria alta motivazione, notevole forza dell’Io, capacità di tollerare le frustrazioni che inevitabilmente si incontreranno, disponibilità di risorse interne e la possibilità di attingere al sostegno esterno.
Purtroppo le persone colpite di questi tumori rientrano in popolazioni con alta vulnerabilità allo stress e con limitate risorse individuali e relazionali.