Anoressia, bulimia, alimentazione incontrollata rappresentano facce diverse di una stessa medaglia. In questa prospettiva, il nucleo di tali patologie si ravvisa in un’estrema fragilità dell’autostima, che emerge nel periodo critico dell’adolescenza: per questi ragazzi (più spesso ragazze) vi è un’estrema difficoltà nella costruzione di un’identità adulta in cui siano normalmente integrate le trasformazioni del corpo legate allo sviluppo della sessualità.
Spesso nelle famiglie in cui un figlio presenta disturbi alimentari esiste una confusione tra i diversi ruoli: i figli fanno da genitori ai genitori, ogni membro della famiglia si preoccupa eccessivamente degli altri, trascurando le proprie necessità, che in genere non conosce. Spesso i genitori scoraggiano l’autonomia del figlio, manifestando così una difficoltà nella separazione e un forte senso di abbandono che caratterizza non solo il figlio, ma il genitore stesso.
La psicoterapia con chi soffre di un disturbo dell’alimentazione ha lo scopo di modificare i comportamenti alimentari disfunzionali e di portare al superamento dei conflitti relativi alla dipendenza e all’autonomia, e al conseguimento di un’identità e di un’autostima più sicure. La cura, dunque, tende a favorire il processo di separazione-individuazione promuovendo lo stabilirsi di nuove relazioni interpersonali, che permettono alla persona di conseguire una propria autonomia e identità.