Interpretazione e spiegazione nel trattamento psicoanalitico

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Interpretazione e spiegazione nel trattamento psicoanalitico

Interpretazione e spiegazione nel trattamento psicoanalitico

L’interpretazione è al centro della dottrina e della tecnica psicoanalitica. Si potrebbe caratterizzare la psicoanalisi con l’interpretazione, cioè con la messa in evidenza del senso latente di un materiale. Secondo Laplanche e Pontalis l’interpretazione consiste nella “esplicitazione, mediante l’indagine analitica, del senso latente nei discorsi e nelle condotte di un soggetto. L’interpretazione mette in luce le modalità del conflitto difensivo ed è rivolta in ultima analisi al desiderio che viene formulato in ogni produzione dell’inconscio. Nella cura, comunicazione fatta al soggetto e tendente a farlo accedere a questo senso latente, secondo regole imposte dalla direzione e dall’evoluzione della cura.”

L’atteggiamento freudiano nei confronti del sogno ha costituito il primo esempio e il modello dell’interpretazione. Tuttavia, il termine interpretazione non è riservato a questo prodotto fondamentale dell’inconscio che è il sogno, ma si applica agli altri prodotti dell’inconscio (atti mancati, sintomi, ecc.) e più generalmente a ciò che, nel discorso e nel comportamento del soggetto, porta il segno del conflitto difensivo.

Dato che la comunicazione dell’interpretazione è per eccellenza il modo di azione dell’analista, il termine interpretazione, usato in modo assoluto, ha altresì il senso tecnico di interpretazione comunicata al paziente. L’interpretazione segue quindi regole tecniche che determinano il suo livello (più o meno profondo) e la sua tipologia (interpretazione delle resistenze, del transfert, ecc.).

Tuttavia, nella pratica clinica, il concetto di interpretazione fin qui esposto rischierebbe di essere percepito dal paziente come troppo tecnico, arbitrario e calato dall’alto; ciò potrebbe indurre il malato a considerare l’interpretare del terapeuta come una sorta di arte divinatoria e a sentirsi in una posizione subalterna, con il rischio di trincerarsi dietro una barriera difensiva. Di conseguenza, lo strumento principe della psicoanalisi potrebbe ridursi ad un mezzo freddo e sterile, non utilizzabile da parte del paziente nel suo percorso di cura.

Gli stessi Laplanche e Pontalis fanno rilevare che la parola interpretazione non traduce perfettamente il tedesco Deutung, il cui senso è più vicino a spiegazione e a chiarificazione. La parola a radice latina interpretazione, invece, suggerisce un che di soggettivo e arbitrario.

Occorre tener presente che la psicoterapia è un trattamento che richiede un grosso sforzo di collaborazione da parte del paziente: è un vero e proprio lavoro a quattro mani, fondato sull’alleanza che viene a crearsi tra paziente e analista.

Affinchè l’interpretazione possa essere davvero feconda, operativa e utilizzabile, è forse più opportuno mettere in luce il suo carattere esplicativo. Le riflessioni dell’analista, basate su quanto il paziente gli ha comunicato, emergono allora come una spiegazione indirizzata a promuovere nel paziente una nuova conoscenza di sé stesso. In questa prospettiva, può nascere un clima che facilita la cooperazione del paziente, sostenendolo nella comprensione di delicati aspetti di sé, nell’organizzazione di una nuova forma di pensiero, nella possibilità di vedere i suoi problemi e la sua sofferenza da un’altra prospettiva.

In questa accezione l’interpretazione mette a disposizione del paziente, sotto forma di ipotesi, una spiegazione psicologica per atti e stati psichici (pensieri, fantasie, azioni, sentimenti, ecc.) che finora si trovavano gli uni accanto agli altri senza legame, senza logica, senza un senso.

Non ci sono dubbi che l'analista debba possedere un bagaglio culturale e teorico che gli consenta di mettere a fuoco gli elementi del materiale offerto dal paziente, ma nella prospettiva della spiegazione esulano le idee teoriche a proposito di meccanismi o persino di concetti metapsicologici. Esse possono averlo aiutato a ordinare il materiale prodotto dal paziente, ad organizzare le associazioni del malato, e anche a rendere queste psicologicamente intellegibili, ma l’interpretazione verbale del terapeuta non contiene niente di tutto ciò, ha tradotto tutto in un possibile significato o connessione di significati comprensibili per il paziente.

Preziosa si rivela la spiegazione al paziente del suo funzionamento mentale, richiamando anche esempi della sua vita, raccontati nel corso delle sedute, che calzino con la delucidazione richiesta in quel particolare momento del processo psicoanalitico.

Questa spiegazione psicologica può produrre un effetto terapeutico solo se è significativa per il paziente, se è comprensibile e avulsa da un linguaggio troppo tecnico, artificioso e freddo.

La spiegazione dell’analista non deve configurarsi come mera operazione intellettualistica, che non potrebbe attivare nel paziente la ricerca di un senso capace di produrre trasformazioni.

Sono l'empatia, l’interessamento, l’ascolto attivo e sincero da parte del terapeuta che possono consentire, attraverso l’ampliamento del senso di sicurezza del paziente, una reale comprensione delle comunicazioni del terapeuta.

Fonti:

  • J. Laplanche, J.-B. Pontalis “Enciclopedia della psicoanalisi” Laterza, 2007
  • W. Loch “Premesse e meccanismi del processo psicoanalitico” Boringhieri, 1970

D.ssa Maria Rita Milesi - Psicologa e Psicoterapeuta Bergamo
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