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Manipolazione
Che cosa si intende per “manipolazione”? Nel linguaggio comune il termine richiama il plagio, l’inganno, la circonvenzione di chi non sa o non può difendersi, un’abilità perversa nel comunicare, in forza della quale si condizionano in modo subdolo i comportamenti altrui.
Perché si possa parlare di “manipolazione”, qualcuno deve essere indotto da qualcun altro a fare qualcosa, nell’illusione di agire liberamente.
Vittime e manipolatori
Assai raramente le relazioni umane sono paritetiche, simmetriche, rispettose della libertà e volontà reciproche. Più spesso uno dei componenti di una coppia o di un gruppo cerca di assumere un ruolo prevalente, una leadership che gli assicuri un predominio, una possibilità di influenzare l’altro.
Vi è una gamma di modalità più o meno rispettose per raggiungere questo scopo.
- Persuasione
La forma più corretta attraverso la quale si può cercare di influenzare un individuo è la “persuasione” che consiste nel fornire a un soggetto tutti gli elementi affinché egli possa raggiungere una “sua” persuasione attraverso un convincimento autonomo e personale.
- Suggestione
Se possiamo considerare la persuasione una modalità di interazione umana rispettosa della personalità altrui, la “suggestione” invece si esplica attraverso un certo prestigio o ascendente che il suggestionatore possiede nei confronti di un soggetto più sprovveduto e quindi suggestionabile.
- Azione su fattori inconsci
Analogamente cercare di agire su fattori inconsci per condizionare il comportamento altrui, presuppone una conoscenza del loro funzionamento da parte di chi li utilizza, e una non consapevolezza da parte di chi subisce il condizionamento.
Meccanismi psicologici alla base delle relazioni manipolatorie
Suggestione e manipolazione sono, senza dubbio, assimilabili: sono operazioni di potere in cui si cerca di assoggettare l’altro.
Di seguito cerchiamo di individuare i meccanismi psicologici alla base delle relazioni manipolatorie e di spiegare come mai le interazioni di potere si verificano così facilmente e così spesso nelle relazioni umane.
- Innanzitutto dobbiamo ricordare che gli esseri umani sono, dalla nascita, biologicamente e culturalmente condizionati a vivere rapporti di dipendenza molto stretti e prolungati.
I piccoli, che nascono deboli, incapaci di provvedere a se stessi e di muoversi, vengono allevati dagli adulti che sono in grado di esercitare un potere pressoché assoluto su di loro, e li manipolano, nel senso letterale del termine, a loro piacimento. È l’adulto, infatti, che decide quando prendere in braccio il piccolo, quando metterlo nella culla, a che ora dargli da mangiare, lavarlo e metterlo a dormire. Questo “imprinting” originario fa sì che molto spesso, anche nei rapporti tra adulti, vi sia chi tende a identificarsi nel ruolo infantile e chi nel ruolo genitoriale, riproducendo la relazione di dipendenza.
- Correlata alla dipendenza vi può essere un’altra dinamica psicologica che favorisce la possibilità di subire manipolazioni: l’idealizzazione. Anch’essa origina nell’infanzia allorché il bambino cerca soluzioni onnipotenti che lo affranchino dal suo pensoso stato di debolezza e impotenza. Il genitore che tutto vede e a tutto provvede si presta bene a incarnarne l’immagine idealizzata dell’onnipotente, del dio a cui conviene obbedire e sottomettersi per ottenere in cambio sicurezza e gratificazioni continuative. La dipendenza da un oggetto idealizzato si riproduce anche in età adulta, per esempio nella relazione di innamoramento, oppure nelle relazioni che possono stabilirsi tra maestro e allievo, tra sacerdote e fedeli, tra condottiero e soldati.
Si idealizza tanto più colui che dà amore, protezione, sicurezza, quanto più ci si sente deboli, incapaci, insicuri.
L’idealizzato percepisce i bisogni dell’idealizzante e li soddisfa, ma chiede in cambio gratitudine, devozione, obbedienza, in misura tale da rendere l’altro dipendente.
- Un altro elemento è la seduzione, che si basa essenzialmente su di una stimolazione dell’immaginario che fa lievitare i desideri (erotici o di altro genere) fino a farli diventare una sorta di bisogno irrinunciabile, che diventa molto simile ad uno stato di dipendenza.
Anche la seduzione ha origini assai precoci: già il rapporto madre-bambino era considerato, da Sigmund Freud, carico di seduzione per gli sguardi, la voce e le manipolazioni corporee che la madre partica al bambino. In questo rapporto si accompagna l’intensa dipendenza e la costante idealizzazione che l’infante ha per la madre.
- Un altro elemento psicologico che il manipolatore può mettere in atto è rappresentato dalla colpevolizzazione. Il soggetto, nel quale vengono stimolati sentimenti di colpa da una figura autoritaria o amata di cui vuole conservare affetto e stima, può essere così angosciato e frustrato da accettare qualsiasi forma di sottomissione pur di riconquistare la considerazione e l’amore del suo accusatore.
- Mobilitare il sentimento della vergogna può essere un altro mezzo usato per mantenere in stato di soggezione un individuo. In questo caso si cerva di colpire l’Ideale dell’Io e l’immagine che il soggetto ha di se stesso, ridicolizzandoli. La perdita di autostima che ne consegue avvilisce l’individuo rendendolo manipolabile, perché bisognoso di recuperare la stima dell’altro e la propria.
Fonti
“Manipolazione” Autori vari, a cura di V. Chioetto, Edizioni Anabasi (1993)