Talvolta vengo contattata da persone che richiedono un appuntamento d’urgenza poiché sono molto spaventate dalla comparsa di pensieri strani e indesiderati, come quello di far del male a se stesse o ad altre persone. Il timore, per chi è alle prese con queste idee, è quello di stare impazzendo e di perdere il controllo sulla propria mente.
I fenomeni mentali che affliggono questi individui si definiscono ossessioni, vale a dire pensieri persistenti ed involontari, non controllabili e fonte di grande angoscia. Tali fenomeni (che possono assumere anche la forma di immagini mentali o impulsi) possono occupare molto tempo durante la giornata ed interferire significativamente con le attività quotidiane, rendendo difficile concentrarsi sul lavoro o nello studio.
Il contenuto delle ossessioni varia da persona a persona, tuttavia determinati temi sono comuni, come quelli elencati di seguito.
CONTAMINAZIONE, vale a dire paura di essere contaminati da:
AGGRESSIVE:
ORDINE E PRECISIONE
ACCUMULO
RELIGIOSE:
SESSUALI: pensieri, immagini, impulsi sessuali proibiti.
SOMATICHE: preoccupazione per le malattie; preoccupazioni per inestetismi.
ALTRE:
Spesso, nel tentativo di neutralizzare un’ossessione, la persona si sente obbligata a mettere in atto delle compulsioni, vale a dire dei comportamenti ripetitivi o delle azioni mentali per ridurre l’ansia e il disagio o per prevenire alcuni eventi temuti. Tali azioni, tuttavia, non sono collegati in modo realistico con ciò che sono designati a neutralizzare o a prevenire, oppure sono chiaramente eccessive. Di seguito sono elencate alcune tra le compulsioni più comuni.
LAVAGGIO:
CONTROLLO di:
RIORDINO
ACCUMULO:
ALTRE:
Dal punto di vista psicologico, i sintomi ossessivo-compulsivi si ritrovano in individui con una particolare struttura del carattere. In genere queste persone possono sentire un esagerato senso di responsabilità, sono perfezioniste, tollerano poco l’incertezza, sentono il bisogno di controllare i propri pensieri e le proprie emozioni. Queste persone sono profondamente preoccupate dai problemi di controllo e integrità: comportarsi bene significa, cioè, tener sotto stretto controllo le parti di sé aggressive, immorali e bisognose.
Secondo Freud, la sintomatologia ossessivo-compulsiva risale alla fissazione ad una particolare fase dello sviluppo, quella anale, vale a dire quella in cui il bambino viene educato a controllare gli sfinteri (dai 18 mesi ai 3 anni). Secondo Freud, l’addestramento alla pulizia costituisce di solito la prima situazione in cui il bambino deve rinunciare a ciò che è naturale a favore di ciò che più socialmente accettabile. Il bambino che viene addestrato troppo prematuramente o troppo rigidamente o con un eccessivo coinvolgimento del genitore può portare ad una lotta di potere tra genitore-bambino che quest’ultimo è destinato a perdere. L’esperienza di esser controllato e giudicato e la richiesta di farlo in orari prestabiliti creano sentimenti di rabbia e fantasie aggressive, spesso rivolti proprio sulla defecazione, che alla fine il bambino percepisce come una parte di sé cattiva, sadica, sporca e di cui vergognarsi. Il bisogno di acquisire controllo, di esser puntuale, pulito, ragionevole, piuttosto che privo di controllo, disordinato, sporco e preda di emozioni come rabbia e vergogna, diventa importante per il mantenimento dell’identità e dell’autostima.
Le prospettive psicoanalitiche successive indicano la centralità dei problemi di controllo nella famiglia di origine dei pazienti con sintomi ossessivo-compulsivi. Il controllo in queste famiglie si esprimerebbe in termini moralistici e colpevolizzanti, dove l’autocontrollo e il differimento della gratificazione verrebbero idealizzati.
Altre tipologie di famiglie che sono organizzate sul controllo favoriscono i modelli ossessivi attraverso il sentimento della vergogna, piuttosto che sul senso di colpa (per esempio “Cosa penserà di te la gente se sei così in sovrappeso?).
Il conflitto affettivo di base nelle persone ossessive dunque è tra la rabbia (per essere controllati) e la paura (di essere condannati o puniti); spesso l’affettività è repressa, in particolare la rabbia, che viene tenuta nascosta, mentre spesso è presente la vergogna per le proprie emozioni e i propri impulsi considerati inaccettabili.
E’ importante sottolineare che un Disturbo Ossessivo-Compulsivo non trattato è destinato ad un progressivo peggioramento sino a determinare un importante scadimento della funzionalità del paziente, e quanto più precoce è l’intervento tanto maggiori sono le probabilità di successo e recupero.
Nei casi più seri è necessaria la terapia farmacologica per liberare almeno parzialmente il paziente dalla pressione delle ossessioni.
La terapia cognitivo-comportamentale è indirizzata a sostituire ai comportamenti di controllo e/o evitamento comportamenti di esposizione/desensibilizzazione.
La psicoterapia psicoanalitica aiuta il paziente a lavorare sugli aspetti di sé meno consapevoli, in particolare sul bisogno di mantenere il controllo su pulsioni, affetti e desideri che, se espressi, sarebbero fonte di vergogna e/o di colpa. La terapia psicoanalitica lavora affinché il paziente possa mutare la convinzione di doversi vergognare per gli aspetti emotivi di cui diviene consapevole attraverso il trattamento. Dietro l’inclinazione alla vergogna, infatti, stanno convinzioni patogene di colpevolezza che alimentano i meccanismi ossessivi e compulsivi.
Fonti